
NESSUNO T
Nicola Savino Nacque al mondo un sole
il video che è stato preparato per la presentazione è visibile presso il sito:
htp://hirpusmephitis.blogspot.com
Nicola Savino
Nacque al mondo un sole
pagine 96
euro 10,00
genere: Narrativa italiana
pubblicato: 2011
ISBN 978-88-7371-821-5
Nicola Savino
Nacque al mondo un sole
E’ una rilettura antropologica, scritta con il cuore e l’anima di uno scrittore irpino, Nicola Savino, attento e fine, si tratta di una esperienza di vita e di amore per l’umanità di un Francesco uomo, giullare di dio apostolo della bellezza dove traspare l’ amore di un amico di Francesco, l’autore appunto, che si fa compagno di viaggio.
E’ una esperienza da vivere, condividere e annunciare in un mondo globalizzato dove pone al centro di tutto, il successo, il potere e la “noia del ben vivere”.
A tratti la lettura coinvolge l’anima e ti interroga, pagine di autentica “poesia”scritte con la passione meticolosa e creativa dell’autore, una biografia senza tempo, dove anche l’agiografia si spoglia e la storia sembra fermarsi.
Un libro, dunque, da leggere, meditare e vivere. Anche la natura si fa intrigante e sembra che dalle colline umbre, riverberano di sussulti tra gli anfratti dell’anima in cerca di verità, pace, giustizia e bene per tutti.
Complimenti all’autore che lo conosciamo, amico e saggio scrittore introspettivo, che con la fede nell’uomo e nell’umanità, fa scorgere aspetti di speranza nella difficile lotta contro il male.
Il testo è ben curato sia nella grafica che per l’eleganza dalla casa editrice.
Ho letto e riletto il libro che merita di essere diffuso con il tam tam dei lettori.
Ad Ariano Irpino,città dell’autore è atteso l’incontro di presentazione che si terrà il giorno 18 agosto presso l’antica chiesa abbaziale di S. Pietro Apostolo.
Complimenti all’autore e alla casa editrice.
Recensione Ufficiale in quarta di copertina:
Il libro
La ricostruzione, sospesa fra verità agiografica e finzione narrativa, del cammino spirituale di Giovanni Bernandone, poi divenuto San Francesco d’Assisi, figura fra le più venerate e studiate della cristianità.
Giovanni, giovane figlio di una famiglia borghese e benestante, ambisce a diventare cavaliere e a unirsi agli altri crociati alla volta di Gerusalemme ma l’inaspettato “incontro” con il Signore sconvolge la sua vita e avvia in lui un profondo cambiamento che lo porterà ad una sofferta conversione e ad una nuova visione della vita. Comincia così il cammino di Francesco verso l’identificazione con Cristo, seguendone i suoi insegnamenti e ispirandosi in particolar modo alle “Beatitudini”.
I passi fondamentali di questo percorso vengono raccontati ispirandosi a tutte le fonti disponibili sulla vita del Santo, al fine di “alimentare lo spirito” e stimolare la riflessione sull’importanza del suo insegnamento nell’attuale cività, così effimera e individualistica.
Ad Ariano Irpino, città d'eccellenza del patrimonio della ceramica, dalle grandi tradizioni storiche ed ecclesiali, commemora una sua grande figlia adottiva, donna dal forte carisma, considerata l’angelo dei disastri, e dell’educazione di tante generazioni di giovani, fondatrice della Congregazione delle Suore dello Spirito Santo: Madre Giuseppina Arcucci. La Congregazione delle Suore, in primis la Madre Generale Sr. Teresina Mancini, ha voluto organizzare con l’Ufficio dei Beni Culturali ed Ecclesiastici, la Diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia l’atteso convegno di due giorni: 16 e 17 giugno 2011. Ariano Irpino ospiterà il convegno che intende riproporre la forte figura di donna, religiosa, ed educatrice con un percorso originale. Il Programma prevede un itinerario di studio : Madre Giuseppina Arcucci: un percorso, umano e spirituale da Palermo ad Ariano Irpino (1860-1940), rientra nelle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità italiana, di cui il comune di Ariano ha patrocinato diversi eventi.
Nel 150° anniversario della nascita
di
Madre
Giuseppina Arcucci
Fondatrice della Congregazione
delle Suore dello Spirito Santo
Percorso storico, umano
E spirituale da Palermo
ad Ariano Irpino (1860 – 1940)
CONVEGNO
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nel 150° anniversario della nascita
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di
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Madre
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Giuseppina Arcucci
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Fondatrice della Congregazione
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delle Suore dello Spirito Santo
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Percorso storico, umano
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E spirituale da Palermo
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ad Ariano Irpino (1860 – 1940)
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presso:
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AUDITORIUM COMUNALE
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Via Tribunali – Ariano Irpino
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16 – 17 giugno 2011
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Programma
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Moderatore Convegno: Don Massimiliano Palinuro
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Direttore dell’Ufficio Beni Culturali di Ariano Irpino – Lacedonia
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Giovedì 16 giugno 2011
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ORE 16.30
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• Indirizzo iniziale di Sua Ecc.za Mons. Giovanni D’Alise,
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Vescovo di Ariano Irpino – Lacedonia.
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• Saluto del Dott. Antonio Mainiero Sindaco di Ariano Irp.
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• Saluto e introduzione al Convegno di Madre Teresina Mancini, Superiora Generale delle Suore dello Spirito Santo.
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ORE 17.30
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• Relazione del Prof. Antonio Alterio:
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Dalle Monache Cassinesi alla Pia Casa
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fino alle Suore dello Spirito Santo
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ORE 18.00
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• Relazione del Sig. Raffaele Scarpellino:
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Il disegno di Dio nella vita di Madre G. Arcucci
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ORE 18.30
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• Relazione di Sr Maria Paola Masuccio:
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Spiritualità e carisma dalle origini ad oggi
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Venerdì 17 giugno 2011
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ORE 16.45
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CELEBRAZIONE EUCARISTICA, PRESIEDUTA
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DA S. E. R. MONS. GIOVANNI D’ALISE
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CHIESA DI S. ANNA.
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N. B. Nei giorni 16, 17 e 18 sarà possibile visitare il Museo “Giuseppina Arcucci”,
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presso la Pia Casa, via Mancini, 16 Tel 0825 871480
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ORE 18.00
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Ritrovo all’Auditorium Comunale
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ORE 18.15
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• Relazione del Prof. Francesco Barra:
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La Madre Arcucci e la società religiosa arianese del suo tempo.
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ORE 18.45
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• Presentazione del libro “Madre Giuseppina Arcucci: una madre sempre attuale”
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del Dott. Michele Battista.
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ORE 19.20
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• Slide su Madre Giuseppina Arcucci, a curadel Sig. Giovanni Orsogna.
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ORE 19,40
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• Saluto conclusivo di Madre Teresina Mancini, Sup. Gen. delle Suore dello Spirito Santo.
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ORE 20,00
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• Buffèt
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ORE 21.00
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RECITAL DAL TITOLO: “TI RACCONTO UNA VITA” DEDICATO A MADRE GIUSEPPINA ARCUCCI.
Rassegna stampa: In preparazione al convegno su Madre Giuseppina Arcucci, rassegna stampaARIANO COMMEMORA MADRE GIUSEPPINA ARCUCCI
03/06/2011 Sceglie di commemorare una sua “figlia” illustre, instancabile educatrice di tante generazioni di giovani, fondatrice della Congregazione delle Suore dello Spirito Santo la città di Ariano. A Madre Giuseppina Arcucci è dedicato, infatti, il convegno promosso dalla Congregazione delle Suore arianesi, con l’Ufficio dei Beni Culturali ed Ecclesiastici, la Diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia, in programma il 16 e 17 giugno, presso l’auditorium comunale. Un convegno che ne ricostruisce “Il percorso storico, umano e spirituale da Palermo ad Ariano”. Poichè è da Palermo che parte l’itinerario di Madre Giuseppina. Un itinerario fatto di tanti tasselli che saranno analizzati da studiosi laici ed ecclesiastici per comprendere l’attualità del suo messaggio. Si parte il 16 giugno con Antonio Alterio che relazionerà sul tema “Dalle monache cassinesi alla Pia Casa fino alle Suore dello Spirito Santo”, Raffaele Scarpellino interverrà su “Il disegno di Dio nella vita di madre Arcucci”, Maria Paola Masuccio offrirà un contributo su “Spiritualità e carisma dalle origini ad oggi”. Tra gli ospiti del convegno il 17 giugno anche il professore Francesco Barra che ricostruirà il contesto in cui visse Madre Arcucci, relazionando su “La Madre Arcucci e la società religiosa arianese del suo tempo”. Nel corso dell’incontro sarà presentato il volume di Michele Battista “Madre Giuseppina Arcucci: una madre sempre attuale”. Sarà poi il professore Giovanni Orsogna a offrire un interessante contributo, affidato anche alle immagini, sul magistero di Madre Arcucci. A portare il saluto conclusivo Madre Teresina Mancini, Superiore Generale delle Suore dello Spirito Santo. A introdurre la seconda giornata la celebrazione eucaristica, nella chiesa di S. Anna, presieduta dal vescovo Giovanni D’Alise. Alle 21, in scena il recital “Ti racconto una vita” dedicato a Madre Giuseppina Arcucci. Gli incontri saranno moderati da D. Massimiliano Palinuro, Direttore dell’Ufficio Beni Culturali di Ariano Irpino – Lacedonia. Sarà possibile, inoltre, visitare il Museo dedicato a Madre Giuseppina Arcucci. Un anniversario, quello dei 150 anni della nascita di Madre Arcucci, che si intreccia con le celebrazioni legate all’Unità d’Italia. Madre Giuseppina Arcucci nasce a Palermo l’11 aprile 1860, quando mancano pochissimi giorni al fatidico “sbarco dei Mille” condotto da Giuseppe Garibaldi. Il capoluogo siciliano è una città in pieno fermento rivoluzionaro, la stessa famiglia Arcucci sceglie, infatti, di scappare ed è in quel trambusto che la bimba viene persa di vista. Soltanto a guerra finita la neonata riuscirà ad essere ritrovata, in modo provvidenziale, a Gaeta, probabilmente grazie all’interessamento dello stesso Garibaldi. Sarà così che la famiglia Arcucci potrà ricomporsi, prima a Foggia, quindi a L’Aquila, dove Ernestina trascorrerà l’infanzia, per approdare infine a Casalnuovo, nei pressi di Napoli. Ha diciotto anni Ernestina quando avverte con forza la chiamata ed entra nell’Istituto delle Suore del Preziosissimo Sangue, fondate dal canonico Tommaso Fusco (1831-1891). La destinazione sarà quella di Ariano Irpino, dapprima maestra presso la Pia Casa di Istruzione e Lavoro voluta dal vescovo Trotta, nel 1882 emetterà la professione religiosa assumendo il nome di suor Giuseppina. E’ nella Pia Casa che suor Arcucci dà prova delle sue qualità educatrice, insegnante di italiano, francese e cultura generale, maestra di cucito, maglia, pizzo a uncinetto, filati, a tombolo, ricami in seta e oro. Dotata di una splendida voce, suonava egregiamente , per le famiglie di Ariano era un onore inviare le loro figlie alla Pia Casa. Ben presto sarà lei a diventare direttrice della Pia Casa. Nel 1889 il vescovo Trotta, che l’aveva finora consigliata e seguita, sarà trasferito alla Diocesi di Teramo e Giuseppina Arcucci, abbandonando a loro stesso il gruppo di suore-maestre. E’ l’ingresso in diocesi nel 1891 del nuovo vescovo mons. Andrea D’Agostino, dei Preti della Missione, a cambiare il loro destino, instaurando con le suore un rapporto di forte collaborazione. Ci vorranno, tuttavia, dieci anni perché il Vescovo acconsenta alla nascita di una nuova congregazione, desiderosa di essere legittimata. E sarà ancora il vescovo a volere che la fondazione sia dedicata allo Spirito Santo, nominando Madre Giuseppina Arcucci prima superiora delle Suore dello Spirito Santo. Comincerà così un periodo di grandissima difficoltà. Per anni e anni Madre Arcucci diventerà il bersaglio di cattiverie, aggressioni ideologiche, calunnie, alimentate da tutta una serie di articoli diffamatori e ingiuriosi pubblicati contro di lei sul giornale politico locale “La lotta”. Suor Arcucci sopporterà tutto cristianamente e per trent’anni, con grande spirito di eroismo, si dedicherà all’educazione e istruzione delle figlie del popolo e all’assistenza dei poveri e degli infermi. Per anni sarà lei il faro di guida della sua Congregazione, nell’alternarsi dei vescovi succedutisi alla guida della Diocesi irpina, fra gli sconvolgimenti della prima guerra mondiale che la videro madre dei poveri, al servizio di orfani e derelitti. Sarà in prima linea anche nei terremoti che colpiranno l’Irpinia, in particolare quello del Vulture che sconvolse la città di Ariano. E sarà sul Tricolle che Madre Arcucci si spegnerà il 21 gennaio 1940. Dal 6 luglio 1975 la sua salma è stata traslata, dal cimitero cittadino, alla chiesa di sant’Anna della Pia Casa, dove riposa circondata dalla memoria e dall’affetto delle sue figlie. Da allora il suo ricordo non si mai spento, lasciando una testimonianza di attenzione all’educazione dell’infanzia e alla formazione dei giovani e all’urgenza della carità.
Pubblicato da hirpusmephitis a 06:30
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Incontro ad Ariano |
Ariano. Ospedale intitolato a Giovanni Paolo II
Il vescovo D’Alise: rappresenta l’attualità. Mainiero: porterò in assise il risultato di questa assemblea
Pubblicato da hirpusmephitis a 07:36
Giurista e uomo di Stato, a Torino ricoprì la prima cattedra di diritto internazionale
Nato a Castel Baronia presso Ariano nel 1817 e morto a Napoli nel 1888.
Iniziò l’insegnamento universitario a Napoli, esercitando anche l’avvocatura. Membro del parlamento di Napoli (1848), avendo partecipato ai moti rivoluzionari, dovette rifugiarsi a Torino. In quell’università fu istituita (1850) per lui la prima cattedra di diritto internazionale. La prolusione, letta nel 1851, La nazionalità come fonte del diritto delle genti, ebbe immensa risonanza, provocando le proteste dell’Austria e del Borbone, e fu la dottrina giuridico-politica del Risorgimento italiano. Deputato al parlamento nazionale (dal 1860) nella sinistra democratica, fu per qualche settimana (1862) ministro della P.I. nel ministero Rattazzi. Trasferitosi (1872) all’Università di Roma, fu nominato (1873) presidente dell’Istituto di diritto internazionale con sede a Ginevra. Nel 1876, nel ministero Depretis, ebbe il dicastero della Giustizia, quello degli Esteri nel nuovo ministero Depretis del 1881. Assertore del principio di nazionalità, fu il primo a stipulare il trattato di alleanza con la Germania e l’Austria-Ungheria (la triplice del 1882). Nel 1885 si dimise per non aver potuto ottenere dalla Camera la maggioranza in favore della politica coloniale da lui inaugurata con l’occupazione di Assab. Fu maestro del re Umberto. Svolse in monografie, lezioni, commenti legislativi una multiforme attività scientifica; fu il primo direttore dell’Enciclopedia giuridica italiana. La sua attività politica è illustrata dai suoi Discorsi parlamentari (1893-97).
Napoli, Recinto degli Uomini Illustri,tomba di P.S. Mancini e Laura Beatrice Oliva, il busto bronzeo è stato trafugato.
Mancini si spegne a Napoli , nella Reggia di Capodimonte il 26 dicembre 1882, dopo i solenni funerali fu sepolto nel Recinto degli Uomini Illustri del Cimitero Monumentale di Poggioreale di S. Maria del Pianto. Nel mese di marzo u.s. dopo aver effettuato una visita presso il Recinto degli Uomini Illustri, accannto alla tomba del nostro Francesco De Sanctis, poco discosto da quella del Parzanese, si trova in totale stato di abbandono la tomba del nostro Mancini e della sua diletta consorte la poetessa Laura Beatrice Oliva.
Un tempo esisteva anche il busto in bronzo commissionato dal Comune di Napoli, oggi si presenta mutilo sopra una colonna spezzata.
L’iscrizione apposta è la seguente:
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QUI GIACCIONO E AVRANNO MONUMENTO
PASQUALE STANISLAO MANCINI
M. NELLA REGGIA DI CAPODIMONTE IL XXVI DIC. MDCCCLXXXVI
E LA SUA SPOSA LAURA BEATRICE OLIVA
M. IN FIRENZE IL XVII LUG. MDCCCLXIX
DOPO XX ANNI RICONGIUNTI PER VOLERE PIETOSO
DEL COMUNE E DEI FIGLI
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SIANO QUESTE ZOLLE ISPIRATRICI
DEL PATRIO AMORE – DI OPEROSO SAPERE- DI ARTE IMPERITURA.
Quasi come un abbraccio alla colonna una semplice ma dignitosa corona d’alloro bronzeo fu donata dalla Camera dei Deputati il 30 gennaio 1889
A
PASQUALE STANISLAO MANCINI
LA CAMERA DEI DEPUTATI
IL XXX GENNAIO MDCCCLXXXIX
Nel 2017 ricorrerà il bicentenario della nascita dell’illustre statista, e sarà ricordato dalla sua città natale Castelbaronia e dalla sua amata Ariano Irpino, che ha rappresentanto al Parlamento d’Italia nel suo collegio natale.
Auspichiamo una presa di coscienza delle istituzioni repubblicane, della Provincia di Avellino, del comune di Napoli, quest’ultimo custode delle tombe degli uomini illustri della nostra Italia. Tutti sono impegnati per la ricollocazione del busto bronzeo del nostro illustre concittadini Pasquale Stanislao Mancini.
Tra i busti in marmo dei padri della Nazione nella Camera dei Deputati vi è quello di Mancini, anche la città di Ariano Irpino, tanto amata dal Mancini e che ha rappresentato nel collegio nativo con passione ed impegno civico e politico, vi è il busto commissionato dal Comune, dagli Irpini, dagli italo-americani , collocato nel cortile del palazzo civico insieme a quello di Francesco De Sanctis.
Nel 2017 sarà celebrato il bicentenario della nascita dello statista del Mezzogiorno, già il comune e l’Associazione di studi storici “P. S. Mancini”, con la rivista VICUM si sono fatti promotori di iniziative in preparazione all’evento.
Giovanni Orsogna
Un’altro omaggio viene rese al poeta romantico del Sud: Don Pietro Paolo Parzanese (1809-1852), come eco del bicentenario della nascita che ha ottenuto un buon successo di pubblico e di critica. Ariano non può dimenticare l’appassionata opera letteraria, umana e sacerdotale del Parzanese.
L’associazione Amici del Museo di Ariano Irpino, che nel corso del tempo ha avuto a cuore le sorti della cultura e della valorizzazione del patrimonio culturle e materiale, specie della ceramica, invita gli amici di Parzanese, gli studiosi , i giovani irpini e non, gli arianesi a ritrovarsi per dare un’altro contributo letterario al grande sacerdote meridionale.
Viene presentato il certosino studio di Antonio D’Antuono: Parzanese prosatore, edizione e numero speciale della nota rivista Aequum Tuticum, nel numero speciale.
Vengono riproposti una selezione di studi critici ed artisti del Parzanese, già ampiamente divulgati nelle opere de Prof. Francesco Lo Parco . Si tratta di una rilettura di testi rari del Parzanese che ancora oggi sono interessanti per l’acume letterario. Sono testi descrittivi di critica di opere d’arte che il Parzanese aveva visto.
E’ un testo quello pubblicato di Aequum Tuticum che non deve mancare nella biblioteche e nelle scuole. .
Nel complimentare con l’autore l’amico Antonio D’Antuono e con l’Associazione Amici del Museo, esprimo l’auspicio che si continui a valorizzare l’opera letteraria del nostro Parzanese.
L’appuntamento da non mancare è per il giorno 26 giugno 2010 presso il Centro Pastorale S. Francesco di Ariano Irpino.
– PROGRAMMA –
INTRODUCE
Michele Giorgio Presidente dell’Associazione “Amici del Museo”
SALUTI
Vincenzo Grasso
Direttore della rivista “Aequum Tuticum”
Antonio Mainiero
Sindaco di Ariano Irpino
Don Antonio Blundo Vicario della Diocesi di Ariano-Lacedonia
INTERVENTI
Don Massimiliano Palinuro Direttore dell’Ufficio Diocesano dei Beni Culturali Ecclesiastici
Antonio D’Antuono
Invito gli amici a sottoscrivere la raccolta delle firme contro l’emendamento del Governo che penalizza i blog.
Un rara recensione all’ottimo saggio del sacerdote arianese D. Felice Molinario, rende giustizia ad un opera che divenne una scommessa per quegli anni ruggenti della contestazione, un’opera quella del Molinario che aveva la pretesa di un’avvenura letteraria e umana, insieme a ad alcuni intraprendenti , giovani campani, Gianni Festa e lo stesso Felice Molinario, una collana che non ebbe fortuna in Campania ma che ebbe largo eco nel resto dell’Italia.Quella del Parzanese, già dal titolo risaltava la rilettura dell’opera del poeta romantico del sud, gli attribuiva in nostro Molinario l’avventura umana e letteraria di “rivoluzione proletaria“. Nel recente convegno del bicentenario del Parzanese (2009), vi è stata una rivalutazione del saggio del Molinario ad opera di Paolo Saggese, resta una lucido ed attuale saggio tra i migliori prodotti del novecento, inquadrato nella cultura politica e dell’impegno. Noi ne condividiamo la rilettura.
Nel 2004 la rara opera ha avuto una riedizione da Milano, dalla stessa Casa editrice Italia letteraria.
E’ sintomatico che un saggio inviso alle gerarchie ecclesiastiche locali abbia trovato un vasto eco nel mondo della filosofia, della letteratura, quasi un vademecum attuale nel periodo del postconcilio.
Ci auguriamo una rivalutazione locale di un fedele sacerdote della Chiesa, che ha amato la Chiesa come madre ed ha sofferto l’isolamento insieme ad altri profeti del nocecento Don Milani, P. Balducci e tanti altri .
Parzanese è stato l’antesignano della rivoluzione della difesa dell’uomo a livello globale, quindi poeta del villaggio globale ante litteram, dove ha dato voce letteraria ed umana contro le ingiustizie ed i soprusi, inteso in questi termini si può a ragione confermare l’intuizione del Molinario di un Parzanese inizaitore della rilovuzione proletaria secondo i dettami delle fede e della nuova evangelizzazione.
ci piace concludere con il pensiero del critico Carlos De Rio:
Parzanese oggi deve essere conosciuto, non solo perché egli resta l’autore di leziose e serene poesiole per educare il popolo a miti sentimenti, ma soprattutto perché egli può essere letto in chiave marxista e materialista non più come il patetico addormentatore delle coscienze (sic Francesco e Flora), ma come il don Milani o il Paulo Freire dell’Italia meridionale del secolo XIX.
Esprimo la personale gratitudine all’indimenticabile D. Felice Molinario, quale sacerdote e studioso fine e di notevole spessore.
Giovanni Orsogna
Felice MOLINARIO: La rivoluzione
proletaria di Pietro Paolo Parzanese,
Editrice Italia Letteraria,
Milano, giugno 1976, pagine
208, 30 illustrazioni fuori testo,
lire 4.000.
Già la sola lettura semiologia della copertina e del titolo del presente saggio, che Felice Molinario dedica ad una attualizzazione della vita e dell’attività poetica e pedagogica di Pietro Paolo Parzanese, una delle glorie della cultura risorgimentale e romantica del Sud-Italia, giova alla giustificazione di quella affermazione di Edgar Monin, che è diventata anche lo slogan della teologia della liberazione e della teologia politica: « Dopo essere stato la giustificazione sacralizzata della società borghese, il cristianesimo ne è diventato, in questi ultimi tempi, il fine ». Si sa bene, d’altronde che, dopo le chiare intuizioni di papa Giovanni, secondo cui, il Concilio Vaticano Il avrebbe dovuto segnare la fine del cristianesimo segno ed il catalizzatore della sua ineluttabile
costantinista e sociologico, la teologia (ed, anche se lentamente, la stessa prassi dei credenti) sta mettendo bene in rilievo come (almeno per la situazione italiana) non si può fare una teologia della rivoluzione e della liberazione se prima non si fa una rivoluzione e liberazione della teologia.
Ed il presente saggio di Felice Molinanio, un giovane prete teologo e ricercatore, mi ha dato la conferma di quanto benefico sia, per la società civile e per la storia del cristianesimo del secolo XX, questo intenso e vigile e diligente dialogo, che egli, in sintonia con ben più poderosi e fervidi fermenti culturali, ha voluto intessere tra teologia e letteratura, fra filosofia e scienze umane, fra critica letteraria e marxismo strutturalista e I-evisionista. Se qualcuno vuole avere una conferma di quella che oggi viene chiamata la « diversità dei marxismi » deve tenere presente anche
l’apporto che questo giovane studioso, sulle orme di Garaudy, Schafft, Lukàcs, Bloch, Marcuse ed Horkheimer, ha voluto dare nel presente dibattito, che in questi mesi ferve, con incandescenza polemica, in Italia. Felice Molinario non parla specificamente del marxismo, anche se si riferisce, con ridondanza di citazioni bibliografiche, alla continua e benefica osmosi, che il processo di dialogo e di reciproca chiarificazione fra marxismo revisionista e cristianesimo sta apportando anche alla stessa storia politica italiana. E tuttavia, in un colloquio di chiarificazione che ho avuto con lui, in questi giorni, qui, a Bonn, dove io lavoro da anni nelle comunità di emigrati italiani
e spagnoli e dove esperimento quotidianamente la bontà del metodo Freire, del quale pure parla nel suo libro, egli mi ha riferito che ha la chiara consapevolezza che Marx ha fatto il suo libro allo stesso modo come la tradizione biblica, ereticale ed anticlericale dei secoli scorsi ha fatto K. Marx ed il movimento marxista.
Ed è in questa luce che si giustifica allora il titolo della collana di studi e ricerche per una cultura meridionalistica alternativa, nella quale egli ha inserito il suo saggio e con la quale intende portare avanti una serie di problematiche della controcultura o della cultura analfabeta, che finora non ha mai potuto avere spazio nella politica editoriale e culturale della tragica, ma non disperata
realtà italiana di questi anni. Felice Molinario è convinto che quando l’oppio diventa dinamite, quando, cioè, i poveri, i terzi mondi, gli emarginati, gli esiliati politici, le donne, i giovani si appropriano della carica e dei contenuti autenticamente umani e rivoluzionari della speranza
e della operosità cristiana, allora, ci può essere anche possibilità e spazio, non tanto per la sussistenza e la incidenza della religione, ma soprattutto per una nuova forma o modulo culturale,
che mentre recupera i valori ed i dati della tradizione secolare e biblica, nello stesso tempo si arricchisce con l’apporto e la concretizzazione pratica di nuovi elementi o dati culturali.
Il filone del marxismo revisionista, che il Molinario ha mutuato da recenti studi e convegni e prese di posizione della intelligenthia italiana, la più benemerita ed aggiornata (ad esempio
don Italo Mancini, padre Ernesto Balducci, don Giulio Girardi, Lucio Lombardo Radice, Pietro Prini, ecc.) oggi dunque può fare riscoprire degli indubbi valori nella tradizionale prassi o cultura italiana. Molinario applica ad esempio questo principio al caso del Parzanese, un poeta minore dell’800 romantico italiano. Su questo poeta la critica letteraria più accreditata ha detto delle bellissime verità: poeta del villaggio (F. De Sanctis), poeta popolare (B. Croce).
Ma il Molinario dice che oggi non ci si può più fermare a queste interpretazioni congelate nel vicolo cieco di uno schematismo ideologico di altri tempi. Non che queste interpretazioni non siano esatte e vere. Ma, anzi, proprio perché esatte e vere esse debbono essere oggi ampliate, attualizzate, reinterpretate alla luce di nuove istanze pedagogico-culturali e soprattutto in base alla revisione della critica marxista e gramsciana alla pratica ed al ruolo della religione nella società contemporanea.
II. parte
E nello stesso tempo vorrei dire che non è solo questo il merito e l’apporto che il saggio del Molinario vuole dare alla cultura italiana. Egli non intende solo dialogare con ilmarxismo: anzi quello del « supplemento d’animo » al marxismo resta, mi sembra, un apporto marginale, dal momento che egli, citando continuamente la ricca e documentatissima bibliografia al riguardo, dà per scontato ed acquisito una siffatta tematica, almeno per gli ambienti delle avanguardie e dei gruppi di ricercatori che egli frequenta con assidua ed encomiabile costanza. Il tema del rapporto marxismo e cristianesimo viene qui lumeggiato alla luce della scienza dell’interpretazione, quale
l’hanno resa, in questi ultimi anni Ricoeur, Heidegger, Gadamar, Habermas ed Horkheimer e, più ancora, alla luce di una cosiddetta metodica dell’interdisciplinarità, alla quale egli stesso sta lavorando con una serie di riflessioni e di iniziative culturali.
In questo modo il marxismo, nella misura in cui viene relativizzato, viene ancheautenticato e, nello stesso, se così posso esprimermi, viene anche vanificato, nel senso che si riconosce che, nella misura in cui esso non sa dare spazio ad altre dimensioni che non siano quelle della economicità e della fatticità efficientistica e produttivistica, diventa un umanesimo disumano. Ma si badi
bene che la polemica del Molinario non è affatto rozza ed acida: anzi potrei dire che non è neppure esplicitata nella maniera in cui qualche altroavrebbe desiderato. Anzi si potrebbe dire che egli resta molto compiacente e arrendevole nei riguardi del marxismo.
Fa sue, ad esempio, le parole che un altro prete, spagnolo Domeme, ha rivolto alle masse dei giovani italiani, nelle sue vibranti conferenze alla pro civitate christiana di Assisi; parla cioè della rivelazione e degli stimoli che José Maria Gonzales-Ruiz gli ha dato per una scoperta nuova del marxismo, quando egli stesso ha confessato: « Io sono diventato più cristiano il giorno in cui ho scoperto e letto Karl Marx ». La vanificazione del marxismo e (per esso) di ogni ideologia sta nel
fatto che egli mette in evidenza che all’analisi epistemologica delle modalità e della relatività e provvisorietà della conoscenza umana risulta che è disumana ed insostenibile quella teoria o quella ideologia che si ponga come unica ed assoluta garante della verità di una ipotesi o proposta etica.
Per questo il Molinario parla di pluralismo, di sinfonismo della verità, di relatività e di apofaticità
del linguaggio umano. La struttura del suo discorso, dunque, pur nella settorialità delle tre sezioni del suo libro, è unitaria ed ispirata da questa mozione di principio: se è vero che il senso della vita
sta nell’agire e nel capire che non ha senso dire che la vita non ha senso e che se la vita di ogni uomo ha un senso « chi lotta e soffre su di una zolla di terra, lotta e soffre su tutta la terra » (Nikos Kazantzakis). Inoltre, un altro degli elementi di compiacimento per il presente lavoro, sta nel fatto che il Molinario ha messo in risalto, grazie alla critica letteraria di stampo gramsciano e di ispirazione populista, che Parzanese oggi deve essere conosciuto, non solo perché egli resta l’autore di leziose e serene poesiole per educare il popolo a miti sentimenti, ma soprattutto perché egli può essere letto in chiave marxista e materialista non più come il patetico addormentatore delle coscienze (sic Francesco e Flora), ma come il don Milani o il Paulo Freire dell’Italia meridionale del secolo XIX.
Se Ernst Bloc ha scritto che « ogni uomo che ha delle aspirazioni vive nel futuro ed il Passato giunge solo più tardi ed il vero presente non è mai generalmente quasi ancora giunto » il Molinario, grazie alla mediazione di Hans Georg Gadamer, secondo cui « chi scrive e trasmette si crea egli stesso i propri contemporanei» precisa che il merito e la bontà del metodo ermeneutico sta appunto
nel fatto che, almeno, esso mette bene in risalto il ruolo autobiografico e protagonistico che deve avere anche l’interprete o il lettore, in questo vasto processo di « circolarità ermeneutica », che coincide, in fondo, con la storia cosmica. In questo senso è esatto ed anzi si pone come programma di vita questa asserzione che l’autore prende a prestito a Schleiermacher, l’iniziatore della teoria ermeneutica: « Io studio e penetro con il pensiero la sua personalità per chiarire sempre meglio
la mia ». Il nostro plauso compiaciuto al lavoro del Molinario deve essere, pertanto, nello stesso tempo anche un contributo che noi stessi vogliamo dare alla causa della liberazione
e della promozione dell’Uomo.
CARLOS DEL RIO
Fonte: DEL RIO CARLO, Felice MOLINARIO: La rivoluzione proletaria di Pietro Paolo Parzanese, Editrice Italia Letteraria, Milano, giugno 1976, pagine 208, 30 illustrazioni fuori testo, lire 4
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